Sa die de sa Sardigna
Dopo una lunga dominazione spagnola la Sardegna divenne parte del regno Piemontese dei Savoia, che invece di aiutare a far progredire l’isola la utilizzo come una vera e propria colonia sfruttando il territorio è il popolo dando incarichi militari e politici solo ai piemontesi e togliendo I pochi privilegi che I sardi avevano ottenuto durante il periodo spagnolo. E inoltre creando una vera e propria campagna denigratoria nei loro confronti con canzoni e epiteti di disprezzo.
Così che nel 1793 quando una flotta francese provo a impadronirsi dell’isola i piemontesi non organizzarono nessuna difesa ma furono i sardi autonomamente che organizzarono milizie di volontari per respingere i francesi che di risposta bombardarono Cagliari e con Napoleone Bonaparte provarono a sbarcare alla Maddalena. Ma in entrambi i casi i loro sforzi non servirono a far cedere i difensori sardi.
Questo portò alla ritirata dei francesi nel 1794. Dopo di che si riunirono gli Stamenti ossia assemblee presiedute anche dal popolo che chiedevano migliori condizioni per Il popolo e maggiori incarichi di governo dell’isola per i sardi. Ma una volta inviata la delegazione dal re questo gli fece aspettare tre mesi e rispose con un No alle loro richieste.
Ciò fece animare I moti rivoluzionari in tutta l’isola che esplosero il 28 aprile 1794 a Cagliari quando il viceré ordinò L’arresto di due capi del cosiddetto “partito patriottico”, gli avvocati cagliaritani Vincenzo Cabras ed Efisio Pintor. Per evitare ciò i popolani armati si mobilitarono per liberarli e inoltre catturarono e cacciarono il viceré Balbiano e 514 funzionari Sabaudi.
Su ispirazione di ciò che era accaduto a Cagliari anche le città di Sassari e Alghero fecero lo stesso, coinvolgendo anche le parti più rurali dell’isola. Così inizio una vera rivoluzione, sia armata ma anche legale e burocratica che attraverso varie figure, come quella di Giovanni Maria Angioy provaró a smantellare il governo feudale che vi era in Sardegna.
Questo durò per circa tre anni ma i moti vennero repressi nel sangue dall’esercito Sabaudo, e l’autogoverno degli Stamenti fini nel 1796 quando l’esercito guidato da Anjoy venne sconfitto e lui fu costretto a fuggire dalla Sardegna.
L’esperimento rivoluzionario sardo giunse così al termine, e l’isola rimase sotto la giurisdizione sabauda che però non riuscì a spegnere altri spontanei focolai di ribellione occorsi tra il 1802 e il 1821, fra cui la cosiddetta “congiura di Palabanda” del 1812 e la rivolta algherese del 1821
La Sardegna fu così, il primo paese europeo a promuovere una propria rivoluzione seguendo l’esempio francese, senza che questa risultasse un fenomeno d’importazione esterno.
Mattia Sanna
