Ricercatori dell’Università di Sassari, importante pubblicazione in microbiologia
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Sassari ha conquistato la copertina dell’ultimo numero di “Cellular Microbiology”, una delle più prestigiose riviste internazionali di microbiologia. L’articolo spiega il ruolo del “Mycoplasma”, il microrganismo responsabile di malattie animali come l’agalassia delle pecore e delle capre, nell’attivazione dei granulociti neutrofili, cioè un tipo di globuli bianchi che concorre alle difese immunitarie, nelle patologie infiammatorie animali e umane.
Capofila dello studio è Alberto Alberti, professore associato di Microbiologia e Immunologia nel Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Sassari. I risultati della ricerca rappresentano un valido aiuto per lo studio e il trattamento di malattie ampiamente diffuse negli allevamenti nostrani di pecore e capre, come appunto l’agalassia contagiosa responsabile del calo nella produzione lattea degli animali, ma anche per altre patologie acute e infiammatorie croniche degli animali e dell’uomo come artriti, polmoniti, cheratocongiuntiviti).
Lo studio ha dimostrato che le lipoproteine dei micoplasmi inducono i globuli bianchi neutrofili ad attivarsi. Il modo di attivazione dei neutrofili, scoperto recentemente, consiste nel creare reti esterne di materia cellulare, delle vere e proprie trappole che catturano e neutralizzano gli agenti patogeni, secondo un processo chiamato netosi. Nel fare questo, però i globuli bianchi causano infiammazioni localizzate che sono l’effetto più evidente e sintomatico dell’infezione batterica in corso: mastiti, artriti, e così via. Tuttavia i micoplasmi sono in grado di salvarsi dalla rete- trappola dei neutrofili grazie a degli enzimi che digeriscono i filamenti di DNA di cui è costituita la rete. In altre parole, l’agente patogeno induce la reazione dei granulociti, che formano le reti – trappola causa delle infiammazioni, senza che gli stessi neutrofili riescano a neutralizzare il batterio.
Si tratta di una scoperta che avrà rilevanti ricadute sulla prevenzione e la cura delle infezioni da micoplasmi, e in generale nei processi infiammatori acuti e cronici che colpiscono l’uomo e differenti specie animali. L’articolo è il frutto di un lavoro di gruppo che ha coinvolto ricercatori dell’Università di Sassari e di Porto Conte Ricerche (oltre ad Alberto Alberti, Carla Cacciotto, Tiziana Cubeddu, Maria Filippa Addis, Antonio G. Anfossi, Gessica Tore, Tania Carta, Stefano Rocca, Bernardo Chessa, Marco Pittau e Vittorio Tedde).