Il “Flauto magico” di Mozart a Sassari nell’opera di Lubek e Roussat
Un messaggio universale dalla doppia lettura: la favola di un principe che salva l’amata o un percorso verso la saggezza. Il flauto magico di Wolfgang Amadeus Mozart (libretto di Emanuel Shikaneder) torna a Sassari nell’edizione originale in lingua tedesca dopo 16 anni, mantenendo intatta la freschezza del 1791, quando venne rappresentato per la prima volta al Theater auf der Wieden di Vienna.
L’allestimento “sassarese” è firmato dei registi Julien Lubek e Cécile Roussat, che proprio con questo titolo, nel 2010, a Liegi, hanno avviato il loro percorso nella musica operistica. È stato lo stesso Lubek a raccontare la sua idea dell’opera nella tavola rotonda di presentazione che ieri ha preceduto la “prima” di venerdì, quando il sipario si alzerà al Comunale per il debutto della Stagione 2016. Con lui, il vicepresidente dell’Ente Concerti “Marialisa de Carolis”, Antonello Mattone, la giornalista e musicologa cagliaritana Elisa Sclocchis e il direttore artistico dell’Ente, Marco Spada.
“L’idea di partenza – ha spiegato Lubek – è che Tamino (impersonato da Merto Sungu) viva l’avventura del Flauto magico come un sogno, in cui realizza quale dovrà essere il suo percorso di crescita. Le vicende, i personaggi, gli amici e i nemici del giovane principe nascono nel suo mondo, dalla camera da letto alla libreria, dai quadri alla sveglia sul suo comodino”. Il risultato è un racconto fiabesco, ricco di colori, di poesia, a tratti divertente ma anche sacrale, come d’altronde il percorso musicale dell’opera creata da Mozart.
Sul palco si alternano ai cantanti mimi e acrobati, che non danno semplice sfoggio delle loro abilità ma sottolineano con le loro evoluzioni la difficoltà del percorso del giovane protagonista. Una messa in scena che punta maggiormente sull’aspetto favolistico della storia, senza tralasciare le implicazioni e i molti richiami alla massoneria che il genio di Salisburgo inserì nella partitura. Dell’aspetto storico si è occupato il professor Mattone, inquadrando il tempo in cui venne scritta e le influenze che il pensiero massonico – in particolare nel deismo settecentesco, nell’uguaglianza davanti alla legge e nei principi illuministici – ebbero sullo stesso Mozart, regolarmente affiliato ai “liberi muratori”.
Tutta l’opera può essere letta come il percorso di un iniziato verso la Verità e la Saggezza, infine verso la Ragione e, ha spiegato Mattone, “ci restituisce un’immagine dell’autore nettamente diversa da quella del film Amadeus: quella di un intellettuale, molto ben inserito nell’ambiente progressista del suo tempo”.
Dell’importanza della musica mozartiana – secondo Strauss l’unico elemento da salvare, a differenza del libretto – ha parlato Luisa Sclocchis, e in particolare della sua completezza, che richiama diversi linguaggi: dall’opera buffa (nelle parti affidate a Papageno) e di quella seria (per il giovane eroe Tamino, l’amata Pamina – Barbara Bargnesi – o la terribile Regina della notte, sulla scena Ekaterina Lekhina), fino alla musica sacra, ben caratterizzata nel mondo illuminato del gran sacerdote Sarastro (Manfred Hemm). Un’opera molto più complessa di quanto potrebbe apparire a un ascolto immediato, densa di significati che già all’epoca ne fecero la fortuna. Un capolavoro, come ha sottolineato Marco Spada, che pur nell’uguaglianza propugnata dagli ideali illuministi sa aiutarci a distinguere le differenze tra gli esseri umani e, in definitiva, insegna ad accettare sé stessi e gli altri, con i difetti e le virtù proprie di ognuno.Anche per questo non deve stupire il finale che i registi hanno riservato allo Zauberflöte: tutti i personaggi che si ritrovano pacificamente intorno al letto dove il sogno di Tamino sta finendo, tutti con un pizzico delle loro caratteristiche umane, positive e negative, che ognuno di noi racchiude in sé.
In serata, il teatro ha ospitato come da tradizione l’Anteprima giovani. Quasi ottocento ragazzi di tutte le età hanno gremito il Teatro Comunale nella rappresentazione a loro dedicata, rispondendo con entusiasmo al lavoro dei registi francesi, dell’orchestra dell’Ente Concerti, diretta dal viennese Thomas Roesner e della Corale “Canepa” diretta da Luca Sirigu.